La Val d'Ossola

Autore
Elisa Nicoli

Val d’Òssola
Comincia dalla riviera di una lago subalpino una delle maggiori valli delle Alpi, per estensione e per l’importanza del valico del Sempione, da tempo immemorabile una delle porte tra i due versanti. Dal golfo Borromeo del lago Maggiore si estende la valle del Toce, ampia e popolosa, percorsa da strade e linee ferroviarie internazionali. Il centro maggiore è Domodòssola, cui fanno capo le numerose valli laterali. L’Òssola, già citata dai geografi antichi, tra cui Tolomeo, è stata una delle vie di penetrazione a Sud delle Alpi delle popolazioni celtiche nel V secolo a. C., quindi di orde germaniche alla fine dell’Impero romano. Fu ancora dal comodo valico del Sempione che nel XIII secolo scesero anche le popolazioni walser, che fondarono comunità sia nelle alte valli, sia nel fondovalle principale.


L’itinerario di visita
Prima di affrontare la lunga risalita della valle, per raggiungere le tributarie valle Anzasca e val Formazza - le più importanti zone di insediamento walser nell’Ossola - da Gravellona Toce si risale il corso del torrente Strona (SR 229) fino al lago d’Orta, unico lago subalpino il cui emissario esce a Nord. Da Omegna la Valstrona piega verso Nord, e si insinua tra la Valsesia e la valle Anzasca. Alla testata della valle (SP 52) si trova Campello Monti, antica colonia walser fondata nel XV secolo da pastori di Rimella. Il paese è assai gradevole e conserva belle case dai tetti con copertura di lastre di pietra (béole). Varie escursioni sono possibili dal paese, ai laghetti del Capezzone e di Ravinella, o a Rimella, in val Mastallone, attraverso la Bocchetta dei Morti. Il nome si deve alla consuetudine, in uso fino al XVI secolo, di seppellire i morti di Campello nel cimitero di Rimella, da dove provenivano i primi colonizzatori. L’escursione a piedi richiede circa tre ore.

Campello visse un momento di prosperità nella seconda metà del XIX secolo, grazie alle miniere di nichelio. In tutta la Valstrona è attività tradizionale la lavorazione al tornio del legno, in passato grazie allo sfruttamento della forza motrice del torrente. Tra i generi da esportazione prodotti in valle, oltre a cucchiai e mestoli di legno, merita menzione il burattino Pinocchio, riprodotto in migliaia di esemplari e diffuso in tutto il mondo.

L’itinerario prosegue nella valle principale dell’Òssola, sulla SS 33 del Sempione, fino a Ornavasso, importante centro sorto sulla sponda destra del Toce, all’imbocco della valle. La zona era insediata da popolazioni celto-liguri, come testimonia una necropoli del I secolo a.C. - I d.C., esplorata alla fine del XIX secolo. Dal XIII secolo Ornavasso fu colonizzato da popolazioni walser, che si integrarono con gli abitanti ossolani. Il paese conta una parrocchiale barocca dedicata a S. Nicola e il frequentato santuario della Madonna del Boden (XVI sec.): vi è esposta una ricca collezione di ex voto (circa mille) realizzate con le più varie tecniche. Da Ornavasso un itinerario pedonale impegnativo ad anello, percorribile in due giorni, porta agli alpeggi che furono utilizzate dai pastori walser (tra cui l’Alpe Ulmaini e Alpe Cortevecchio) e al santuario della Madonna del Boden.

Nel territorio di Ornavasso rimangono le importanti strutture della linea di difesa Cadorna, tra la piana del Toce e il monte Massone. Furono realizzate tra il 1916 e il 1918, per impedire la penetrazione di truppe aurstro-tedesche dal territorio svizzero. Oggi strade militari e mulattiere sono un valido e facile percorso escursionistico, di grande interesse per le infrastrutture ancora esistenti (trincee, postazioni d’artiglieria).

Oltre Piedimulera, dove la valle Anzasca sbocca nella valle principale (vedi itinerario successivo), si prosegue fino a Domodossola, capoluogo ossolano. Merita una visita questa antica cittadina (già capitale dei galli leponzi prima dell’arrivo dei romani), o anche solo una sosta nella bella piazza del Mercato, su cui affacciano pregevoli edifici del XV e XVI secolo, con portici e loggiati.

Il percorso di visita prosegue verso la parte alta dell’Òssola, che prende il nome di valle Antigorio, a partire dalla forra di Pontemaglio, a Nord di Crevoladòssola. Se la bassa valle è ampia e dolce, ricca di prati, la valle Antigorio è più aspra, col Toce che scorre impetuoso, spesso incassato in gole rocciose.

Oltre Domodòssola il centro più noto è Crodo: a Bagni di Crodo si trova lo stabilimento termale (tre sorgenti fredde di acque solfato-bicarbonato-calciche). Le proprietà benefiche sulla digestione erano note ai tempi dei crociati, che sulla via del Sempione si curarono le numerose infezioni contratte in oriente.

Si prosegue ancora verso Nord fino a Baceno (Aager in walser, cioè insediamento sito più in alto), che sorge alla sbocco della val di Dévero. Il luogo è abitato dalla preistoria, come testimoniano ritrovamenti archeologici databili al III millennio avanti Cristo. Fu luogo di transito verso la Svizzera, attraverso il passo alpino della Bocchetta d’Arbola, verso il Vallese, con cui i rapporti furono continui per tutto il Medioevo e nei secoli successivi. La più antica documentazione sul paese risale all’epoca altomedievale e riguarda la pieve di S. Gaudenzio, già esistente nel 1039. La chiesa fu ampliata nel XII e XIII secolo e ancora ingrandita nel corso dei secoli XV e XVI. L’edificio, posto su un promontorio roccioso a picco sul torrente Dévero, è il monumento religioso più importante dell’Òssola. Conserva elementi romanici della chiesa primitiva, nel contesto gotico del rifacimento più tardo, con aggiunte barocche. La facciata è a capanna, con un monumentale affresco raffigurante S. Cristoforo. L’interno, grandioso, con pavimento in pendenza, in lastre di serizzo, conta cinque navate, interamente affrescate (XVI sec.). Di assoluto interesse la deviazione verso la testata della valle, fino all’Alpe Dévero.

La valle Antigorio prosegue fino alla stretta di Piedilago, oltre cui si apre l’ampia conca della val Fornazza (vedi capitolo xx). La SS 659 porta in breve da Baceno a Premia. Il paese è formato da 14 frazioni, situate a quote altimetriche diverse, dal fondovalle fino a circa 1500 metri. Premia è nota per le sue terme: la sorgente di acqua solfato-calcica ipertermale era nota dal XVI secolo e da sempre utilizzata dalla popolazione per macerare la canapa e per abbeverare le bovine in inverno, dopo il parto. Negli anni ’90 del XX secolo sorse il centro termale di Premia Terme, in frazione Cadarese.

Solo nel 1928 vennero aggregati al comune di Premia, di origine ossolana, due insediamenti walser: Salecchio (Saley) - a 1316 m sul versante orografico destro della valle - è meta di una bella escursione, con partenza poco oltre Passo, sulla statale in direzione della Val Formazza. Si sale alle due frazioni, Salecchio Inferiore e Superiore (1509 m), che conservano belle case walser, in un contesto di pregio ambientale. L’escursione può proseguire nei territori che furono colonizzati dalle popolazioni walser, fino a Ca’ Francoli (1555) e all’Alpe Vova (1572 m). Salecchio fu abbandonato dalla popolazione negli anni ’60, ed è oggi un museo a cielo aperto.


Il Parco naturale Alpe Veglia - Alpe Dévero
Due alpeggi di inconsueta grandezza, costellati di baite e da secoli utilizzati e plasmati dal lavoro dell’uomo. Sono questi gli ambienti tutelati dal parco: ricchissimi di biodiversità (proverbiali le fioriture estive sui prati dell’Alpe Dévero) hanno origine glaciale. Le conche paludose furono bonificate nel corso dei secoli per aumentare la produzione di foraggio, ma conservano ancora varie torbiere e aree umide. Sono molto estese le foreste e soprattutto i lariceti, oltre cui si eleva la bastionata di vette, con altezze superiori ai 3000 m, e che vantano una buona popolazione di camosci, stambecchi e caprioli. I due alpeggi sono stati utilizzati da cacciatori preistorici nell’VIII millennio a.C., e in modo continuativo dall’Età del Ferro all’epoca romana e fino al Medioevo, come hanno evidenziato gli scavi archeologici. Oggi il parco ha come obiettivo la tutela degli ambienti naturali e la promozione di attività compatibili con la conservazione.

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