Valli di Lanzo

Autore
Elisa Nicoli

Valli di Lanzo

Luogo di villeggiatura per le famiglie della Torino bene, all’inizio del secolo scorso, ancora oggi le tre valli di Lanzo offrono un contesto alpestre appartato, dove alpinismo, arrampicata sportiva ed escursioni sono possibilità da cogliere al volo, a così breve distanza dalla città. Già nel 1876 una linea ferroviaria collegava Lanzo con Torino: ne approfittò anche Friedrich Nietzsche, durante il suo soggiorno torinese. Si sorprese di trovare, con appena 50 minuti di viaggio, una montagna selvaggia e aspra. Montagna che culmina con i baluardi del Rocciamelone (3538 m), della Croce Rossa (3566 m), della Uia di Ciamarella (3676 m) e del gruppo delle Levanne (3619 m). Le tre valli hanno, in passato, sviluppato attività minerarie e metallurgiche importanti, oltre all’agricoltura tradizionale: questa solo in parte oggi sopravvive, ma con un prodotto di eccellenza come la toma di Lanzo.

Il percorso di visita
Le valli si aprono a ventaglio a partire da Lanzo Torinese, che è punto di partenza dell’itinerario. Lanzo, raggiungibile da Torino con la SP 1 da Venaria Reale, sorge sull’altura del monte Buriasco, alla confluenza del torrente Tesso con la Stura. La sua appartenenza all’area francoprovenzale è messa in dubbio dai linguisti: nel Medioevo fu probabile insediamento longobardo, mentre solo le alte valli fecero parte del ducato di Borgogna. Il centro storico conserva l’ordito di strette vie (chintane) con archi voltati. Si raggiunge a piedi il ponte del Diavolo o del Roc, sulla Stura, costruito nel 1378 per assicurare il collegamento diretto con Torino, senza passare più a valle nei territori dei marchesi del Monferrato. Il ponte, a schiena d’asino, ha una luce di 37 m e un’altezza di 16. Sulla sinistra orografica del torrente si notano le marmitte dei giganti, conche di erosione di origine post-glaciale. Nel centro storico la torre civica di Aymone di Challant (XIV sec.) è quanto rimane delle fortificazioni medievali. Un castello, tra i più muniti del Piemonte, sorgeva in cima al monte Buriasco, ma fu distrutto nel 1556 dai francesi. La parrocchiale della S. Croce, di aspetto goticheggiante, ha origini medievali.

Si prosegue sulla SP 32, per risalire, da Germagnano, la più meridionale delle valli di Lanzo: la valle di Viù. Il nome del paese deriva dal latino vicus, villaggio. Viù fu tra le prime stazioni turistiche attrezzate del Piemonte, frequentata dall’aristocrazia dalla metà del XIX secolo. Il comune, tra i più estesi d’Italia, conta 34 frazioni sparse nel territorio prevalentemente boschivo, con il castagno essenza più diffusa. La settecentesca parrocchiale di S. Martino ha più antiche origini (XI sec.). Ancora oggi è viva a Viù la tradizione della lavorazione artigianale del legno, mentre solo i toponimi della borgata di Fucine, in fondovalle, e della frazione Forno, all’imbocco della valle Orsiera, ricordano la passata attività mineraria nella valle. Oltre Lemie la strada sale all’ampio pianoro di Usseglio, aperto sul Rocciamelone, alla testata della valle. Due are votive romane testimoniano della presenza di insediamenti già nell’antichità: la prima, dedicata a Giove, è murata nella chiesa di S. Vito alla frazione Piazzette; un’ara dedicata a Ercole è invece murata nella facciata della chiesa dell’Assunta alla frazione capoluogo. Il paese ha una piccola stazione di sport invernali a Pian Benot, sul versante orografico destro della valle, uno stadio del ghiaccio e un anello di fondo nella piana. 

La strada prosegue fino a Margone, da dove è possibile proseguire fino alla conca di Malciaussìa, dove si trova il lago artificiale realizzato negli anni ’30, che sommerse la borgata omonima, di cui è rimasta la cappella di S. Bernardo di Mentone. Da Malciaussìa partono sentieri per vari rifugi, per il Rocciamelone e per il colle dell’Autaret (3071 m), storico collegamento delle valli di Lanzo con la valle dell’Arc, in Francia.

Da Lanzo Torinese, l’itinerario di visita prosegue lungo la SP 2, quindi oltre Germagnano, sulla SP 1 fino a Ceres, dove la valle si biforca. A Mezzenile è stato allestito l’Ecomuseo delle officine dei chiodaioli, che documenta l’attività metallurgica nella valle: una mostra permanente si visita nei locali della scuola elementare; due percorsi escursionistici portano a siti all’aperto; visite su appuntamento ad alcune delle 70 fucine si possono concordare su appuntamento (tel. 0123 581414).

La strada sale a Ceres, passando accanto al ponte ferroviario (1915-16), tra i primi in Italia costruiti in cemento armato. Ceres è da lunga data località di villeggiatura, e conserva edifici in stile liberty, tra cui le rovine del Grande albergo Miravalle (1870), di cui è previsto il restauro. Lungo la Stura si trova il bel ponte della Vana, a schiena d’asino, costruito nel 1740, sul luogo di uno più antico di legno, distrutto da una piena. Nel centro, sorge isolato il campanile romanico (XI-XII sec.) della perduta parrocchiale di S. Marcellina.

Da Ceres si risale la val d’Ala, toccando la frazione Voragno, dove si trova, a lato della provinciale, la cappella di S. Sebastiano, con un ciclo di affreschi sulla Sindone, del XVI secolo. Si suppone che la Sindone sia stata trasportata da Chambéry a Torino attraverso la val d’Ala, più sicura rispetto alla val Susa o alla val d’Aosta. Poco oltre la frazione Chiampernotto si trova, raggiungibile con una stradina sulla sinistra, quanto resta del ponte delle Scale, distrutto nell’alluvione del 2000. Il ponte, a schiena d’asino, era stato costruito nel 1668.

La provinciale sale ora più ripidamente verso la conca di Ala di Stura, centro principale della valle, a vocazione turistica. Al centro dell’abitato si trova la torre della Dogana (XV sec.), sede della castellanìa di Lanzo, con affreschi raffiguranti le armi dei Savoia. Ornano le case del paese numerosi affreschi e meridiane, realizzati tra il XVI e il XIX secolo. Il centro è attrezzato di impianti per lo sci da discesa, di una pista di fondo alla frazione Villar, e di una pista di pattinaggio. Risale al 1910 il Grand Hotel di Ala, che ospitò Eleonora Duse, Guglielmo Marconi, Luigi Einaudi.

Risalendo ancora la valle, il paesaggio si fa più impervio in corrispondenza delle Gorge, stretta forra in cui scorre la Stura, all’altezza dell’abitato di Mondrone. Ultimo centro abitato della valle è Balme, in bella posizione su un poggio affacciato a una conca prativa. Il paese è punto di partenza per escursioni e scalate alpinistiche, ed è dotato di una pista per lo sci nordico. Il Museo delle guide alpine ha sede nel vecchio municipio. Racconta le origini del paese, antico insediamento minerario, e la nascita dell’alpinismo torinese. Domina il paese da una rupe la casa-forte del Rucias (XVI sec.), imponente e articolato edificio coperto di un unico grande tetto di lose. La strada prosegue fino al Pian della Mussa, meta di passeggiate e punto di partenza per più impegnative escursioni.

Da Ceres la SP 33 risale la più ampia delle valli di Lanzo, la Valgrande, quasi pianeggiante nel primo tratto, dove si è concentrato lo sviluppo edilizio di residenze per la villeggiatura. Non mancano interessanti esempi di ville in stile eclettico dei primi del ‘900 a Cantoira e a Chialamberto. A monte di Cantoira, dalla frazione Vru si raggiunge il Museo antica miniera di talco della Brunetta, curato dalla sezione del CAI delle valli di Lanzo.

Proseguendo sulla provinciale si tocca Chialamberto, che conserva il campanile romanico (XI sec.) della parrocchiale dei Ss. Filippo e Giacomo. Quindi la strada raggiunge le varie frazioni di Groscavallo, in ambiente alpestre. Anche qui si trovano residenze di villeggiatura della prima metà del ‘900 e alcune colonie estive. La visita prosegue alla testata della valle, fino alla borgata di Forno Alpi Graie, insediamento sorto nel XIII secolo per lo sfruttamento delle miniere. La valle è chiusa dall’imponente bastione del massiccio delle Levanne, con pareti strapiombanti, dove sono state tracciate vie alpinistiche importanti.

Traduzione

Val eud Leun

Post eud viléjatura eud lë famìë zgnourë ëd Turìn a l’inisi doou sécoul pasà, euncoù euncui ël trai val ou dounount ën paizajou ëlpìn apartà, eundoua eulpinizm, reumpiada spourtiva é éscoursioùn ou sount pousibilità da cuìi aou voli, si vizìn a la sità. Gë ënt ‘oou 1876 la férouvia qu’è coulégavet Leun avè Turìn: ou n’eu aproufità ëd co Friedrich Nietzsche, dureunt la soua pérmaneunsi a Turìn. Ou s’eu stupì ëd trouà, a to apèina 50 minutë ëd viajou, ‘na mountanhi seulvaìi é aspra. Mountanhi qu’è finèit a to li bastioùn doou Rochimaloun (3538 m.), dla Creus Rousa (3566 m.), dl’Éoui eud Chamarèla (3676 m.) é doou group ëd lë Lévanë (3619 m.). Lë trai val ou i ont, ën pasà, zvilupà atività minérarië é métalurgiquë eumpourtantë, oltrë a l’agricoultura treudisiounal: euncui sitta è soupraviout meuc ën part, ma a to proudot d’échélènsi coume la touma ëd Leun.

Lou peurcoueurs eud vizita
Ël valadë ou ‘s dueurtount a veuntai da Leun, pount eud peurtènsi dl’itinérari. Ès peut aruvasë a Leun da Turìn a to la SP 1 da Vénarìi Réal. La sitadina è i eust coustruìa zl’altura doou mount Buriasc, a la counfluènsi tra lou tourènt Tès é l’Ëstura. Lou chèntro storic ou counsérvet ël vìi strètë, ël quitanë a to arc a voouta. A pìa è i eust pousibil aruvà aou Pount doou Diaou o doou Roc su l’ Ëstura, coustruì eunt ‘oou 1378 për asicurà lou coulégameunt dirèt avè Turìn sénsa pasà ënt li tèritori dli marquèis doou Mounfrà. Lou pount, a stchina d’azou, ou i eu ‘na leurgeussi ëd 37 m. é n’aouteussi eud 16.

Zla manchina orografica doou tourènt ès peuvount vèse ël marmitë dli gigant, counquë d’érouzioùn d’ourigin post-glachal. Ënt ‘oou chèntro storic la tour chivica d’Aymone di Challant (XIV sécoul) è eust seun qu’è rèstet ëd lë fourtificasioùn médiéval. Ën quëstèl, tra li più fourtificà doou Piémount, ou ‘s trouvavet zla pounta doou mount Buriasc, ma ou t’istà diroucà da li freunséis eunt ‘oou 1556. La peurouquial eud Seunta Creus, d’aspét gotic, è i eu n’ourigin médioéval.

Ès prouségouet su la SP 32, për mountà,da Gérmanhun,la più méridiounale dlë val ëd Leun: la val ëd Viù. Lou noum doou pais ou dérivet daou leutìn vicus, vilajou. Viù tra ël prumë stasioùn turistiquë atrésië doou Piémount, frécouéntaia da l’aristoucrasia ëd la métà doou XIX sécoul. Lou coumun, tra li più deustèis d’Italia, cou countët 34 freusioùn speutaraië ënt ‘oou tèritori prévaléntémeunt bousquìou ën masima part ëd queustanhì. La sétéchéntésca peurouquial eud Seun Meurtìn, è i eu d’ourigin più euntiquë (XI sécoul). Euncoù euncui è i eust viva a Viù la treudisioùn ëd la lavourasioùn eurtijanal doou bosc mèntrë li toponim ëd lë bourgà ëd Fuzine é ëd Foueurn, a l’imbouc dla val Orsiéra, ou eurcordount la pasaia atività minéraria ën lë val. Oltre Lémie la vìi è mountet ënt ‘oou greun pianoro d’Usèi duèrt soou Rochimaloùn a la tèsta dla val.

Doueu are voutivë roumanë ou téstimoniount la prèzènsi d’eunsédiameunt gë ën l’euntiquità: la pruma dédicaia a Giove, è i eust muraia eun la gèzia ëd Seun Vito ën la frasioùn Piaseutte; n’ara dédicaia a Ercole, è i eust énvèchë muraia ën la fachada ëd la gèzia ëd l’Assounta dla frasioùn Capolougo.

Lou pais ou i eu ‘na chita stasioun d’ésport eunvérnal a Pieun Bènot, soou vèrsant orografic drèt ën la val , n’éstadio doou guias é n’anèl da found ën la piana.

La vìi è prouségouet për Meurgoùn fin a la counca ëd Malchaousìa, eundoua ès treuvët lou lac eurtifichal réalizà ënt lhi an ‘30 cou i eu cueurtà la bourgà omonima, è i eu meuc réstà la chapèla eud Seun Beurnard. Da Malchaousìa ou partèsount li sènté për divèrsi rifujou, për lou Rochimaloùn é për lou col ëd l’Aoutareut (3071 m.) storic coulégameunt ëd lë val ëd Leun avè la val ëd l’Arc ën Freunsi.

Da Leun, l’itinèrari ëd vizita ou prouségouèit lounc la SP 2 couindi oltrë Gérmanheun, su la SP 1 fin a Sérë eundoua la val ès bifoueurquët. A Mizinì ou t’istà alèstì l’écomuzéo dli quioudaieul, quë ou docoumèntet l’atività métalourgica ënt la val. Dui peurcoueurs éscoursionistic ou portount a li sitou. Vizitë su apountameunt a queurcunë ëd lë stanta fuzinë.

La vìi è mountet a Sérë paseunt vizìn aou pount dla férouvia (1915-1916) tra li prumi ën Italia coustruvì ën chimeun eurmà. Sérë è da tèn loucalità ëd vilèjatura è counsérvet ëd queu ën stil libèrty, tra sitë lou greun oubèrgi Miravalle (1870) da réstaourà. Lounc l’Ëstura ès treuvët lou Pount ëd la Vana, a schina d’azou, coustruì ënt ‘oou 1740, aou post d’un più euntic ëd bosc pourtà via da ‘na buria.

Apèina fora daou chèntro, ès treuvët lou chouqué roumanic (XI-XII sécoul) ëd la peurdua peurouquial ëd Santa Marchéllina. 

Da Sérë ès mountet la val d’Ala toucheunt la freusioùn ëd Vouranh, doua ès treuvët, euncara a la prouvinchal, la chapèla eud Seun Seubastieun, ën chiclou d’afreusc su la Sindone doou XVI sécoul. Ès peunsët quë la Sindone è sèt istaia treuspourtaia da Chambéry a Turìn da la val d’Ala, più euzgura rispèt a la val ëd Suza o a la val d’Ousta. Apèina dopo la freusioùn eud Cheumpeurnoout ès treuvët, fazeunt ‘na vìi su la meunchina, seun qu’è rèstet doou pount ëd lë zë schale, meunà via ënt l’aluvioùn doou 2000. Lou pount, a schina d’azou, ou i èret istà coustruì ënt ‘oou 1668.

La prounvinchal oura è reumpiet eumprèsa vèrs la counca d’Ala deu Stura, chèntro princhipal ëd la val a voucasioùn turistica. Aou chèntro doou pais ès treuvët la tour ëd la dougana (XV sécoul) séde ëd la queustèlanìa ëd Leun, a to d’afreusc cou rafigurount z’armë dli Savoia. Ou oueurnount ël queu doou pais gro d’afreusc é mèridianë réalizà tra lou XVI é lou XIX sécoul. Lou chèntro ou i eust atrèsìa d’impieunt për lou squi da disèza, ‘na pista vd found a la freusioùn Vilar é ‘na pista ëd patinajou. Ou i eust doou 1910 lou “Grand Hotel di Ala” cou i eu ouspità Eleonora Duse, Guglielmo Marconi é Luigi Einaudi.

Risaleunt euncoù la val, lou paisajou ou ‘s fait più sévèr ën courispoundèinsi ëd lë Gorgë, strèta fènditura eundoua qu’è scoueurt l’Ëstura, a l’aouteussi ëd lë queu ëd Moundroùn. L’ultim chèntro ëd la val è i eust Balmë. Eunt una bèla pouzisioùn afachìa su ‘na counca eud prà. Lou pais è i eust ën pount ëd peurtènsi për éscoursioun, euscaladë eulpinistiquë é ou i eu ‘na pista për l’eusquì nordic. Lou muzéo ëd lë gouidë eulpinë ou i eu séde ënt ‘oou vieui mounichipio. Ou countet z’ouriginë doou pais euntic insédiameunt minérari, la nasita dl’eulpinizm turinèis. Dominet lou pais da ‘na rochi la casa-forte doou Rouchas (XVI sécoul) eumpourtant é eurticoulaia coustrusioùn cueurta da n’unic greun cueurt ëd loze. La vìi è prouségouët fin aou Pieun ëd la Musa, post ëd peurtènsi për più eumpénhativë éscursioùn.

Da Sérë la SP 33 è mountet la più largi ëd lë val ëd Leun, la val Granda cazi pieunéjanta ënt’oou prum trat eundoua è s’eu counchéntrà l’ézvilup édilisi për la vilèjatura. Ou meuncount nhint eunteurésant ézémpi ëd vilë ën stil “eclettico” ëd li prumi doou Noueusënt a Queuntoira é a Tcheulambèrt. Dzeuri a Queuntoira, da la freusioùn Vrù è s’aruvet aou mouzéo “Euntica minèri eud talco eud la Brounétta”, curà da la sésioùn doou CAI ëd lë val ëd Leun. 

Prouségoueunt su la prouvinchal, ès touchet Tcheulambèrt quë ou counsèrvet lou chouqué roumanic (XI sécoul) ëd la peurouquial ëd li Sant Filip é Jacou. La vììi è touchet divèrsë freusioùn ëd Grouscaval, ënt un eumbieunt eulpìn. Co èisì ou ‘s treuvount rèzidénsë ëd vilèjatura ëd la pruma métà doou Noueusënt é divèrsë coulonië éstivë. La vizita è prouségouèit vèrs lou found ëd la val fin a la bourgà eud Foueurn, eunsédiameunt doou XIII sécoul për l’ësfrutameunt ëd lë minèrë. La val è i eu seuraia daou meussis ëd lë Lévanë a to ëd rochë streupioumbant eundoua ou sount istaië faitë vië eulpinistiquë eumpourtantë.

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