Valle Anzasca
Da Piedimulera si lascia la valle del Toce per risalire la lunga valle Anzasca, fino alla sua testata, dove, tra ampi prati ai piedi della parete Est del Monte Rosa, si trovano le frazioni sparse di Macugnaga. Rinomata stazione attrezzata per gli sport invernali, ha tuttavia conservato il fascino del villaggio di montagna, con baite sparse tra i prati e un accogliente centro storico. Le popolazioni walser si insediarono nell’alta valle Anzasca a partire dal XIII secolo, e continuarono a mantenere contatti con il Vallese attraverso il passo del Monte Moro (2862 m), che comunica con la valle di Saas. Attraverso il passo del Turlo (2738 m) i walser dalla valle Anzasca scesero con tutta probabilità verso la Valsesia. La valle Anzasca è quindi una delle zone di più antico e consolidato insediamento, e numerose sono le testimonianze, soprattutto architettoniche.
L’itinerario di visita
La SS 594 risale tutta la valle, che appare subito stretta e con ripidi versanti boscosi. Si toccano varie località fondate da popolazioni ossolane, tutte o quasi site in fondovalle: pochi e corti sono infatti i valloni laterali. Da Pestarena, prima frazione di Macugnaga si entra nell’area linguistica walser, e già alle successive frazioni (Borca e Isella), si notano le tipiche case con strutture di pietra al piano inferiore e di larice al superiore. A Borca la Casa museo walser (Alts Walserhuus Van Zer Burfuggu) ha sede in uno storico edificio del XVI secolo. Di fronte al museo si trova la Miniera della Guia, antica miniera d’oro, visitabile: i filoni auriferi della valle Anzasca erano noti dall’antichità (i romani e forse i celti estraevano oro da queste montagne). La miniera della Guia è stata arriva dal XVIII secolo al 1961. Oggi si visitano le grotte, i cunicoli e le gallerie, con un percorso pianeggiante, accessibile anche ai disabili.
La statale raggiunge Staffa, la frazione capoluogo, dove il Museo della montagna e del contrabbando ha sede in un antico fienile walser del XVIII secolo. Il piccolo museo conserva memorie delle prime spedizioni alpinistiche sul Monte Rosa e testimonianze della vita e cultura walser in valle. Dal centro del paese, seguendo la via Chiesa Vecchia, si raggiunge in breve la prima chiesa della comunità walser, di cui si ha notizia dal 1317. Nei pressi, di fronte al cimitero attiguo alla chiesa, si trova un monumentale tiglio, la cui età presunta è di almeno 500 anni. La leggenda vuole che si tratti di un tiglio portato dai primi coloni walser. Anche se la realtà è probabilmente diversa, il vecchio tiglio è comunque il simbolo del radicamento sul territorio di questa comunità. La Chiesa vecchia, o di S. Maria Assunta (rifatta nel 1580) e parte dell’insediamento originario, il Dorf, furono danneggiati da un incendio nel 1639 e da un’alluvione l’anno successivo. In conseguenza di questi fatti fu deciso di costruire una nuova chiesa, l’attuale parrocchiale (1709-17) di via Imseng, che conserva pregevoli arredi lignei del XVIII secolo.
La statale prosegue oltre Staffa verso Pecetto, in bel contesto ambientale, dove si trovano altre sparse baite walser. Da Pecetto partono le due seggiovie che raggiungono gli impianti sciistici: quella del Belvedere, che porta ai piedi dell’omonimo ghiacciaio, e quella del monte Moro.
Alpinismo sul Monte Rosa
Sulla conca di Macugnaga incombe la parete Est del Monte Rosa, alta circa 2000 m e quasi verticale. È la più alta delle Alpi. Pur non avendo il primato dell’altezza assoluta, il Monte Rosa con i suoi 4634 m (Punta Dufour), è la seconda vetta dopo il Monte Bianco, ma il massiccio vanta una maggiore estensione di territorio oltre i 4000 metri. Era inevitabile che una tale montagna attirasse l’attenzione dei primi alpinisti ed esploratori degli ambienti alpini. Il primo a soggiornare in valle Anzasca fu Horace Bénédict de Saussure, naturalista e alpinista ginevrino, che nel 1789 scalò, sul massiccio del Rosa, il Pizzo Bianco (3215 m) e attraversò per primo il colle del Teodulo. Per la prima salita sul Rosa da Macugnaga (la vetta era già stata raggiunta nel 1855 da Zermatt) bisogna attendere il 1872, quando Ferdinand Imseng, tre alpinisti inglesi e due portatori salirono alla punta Dufour. Molti persero la vita affrontando le impegnative vie alpinistiche sulla parete Est: nel cimitero della Chiesa vecchia riposano molte guide e alpinisti vittime della montagna. Accessibile all’escursionista ben allenato è invece il Tour del Monte Rosa, in nove tappe, che tocca tutti i principali passi già percorsi dai walser nella loro migrazione verso Sud.