Tratto da "Il Francoprovenzale: Quèi q’ét?": rubrica di approfondimento sulla lingua, la cultura e il territorio francoprovenzale delle valli piemontesi; testi bilingue italiano-francoprovenzale (17 articoli e altri in elaborazione) http://www.chambradoc.it/IlFrancoprovenzaleQueiQEt.page
La situazione odierna del francoprovenzale.
Nel primo articolo abbiamo cercato di comprendere insieme che cosa significa il termine “francoprovenzale” e l’abbiamo fatto con le stesse parole del glottologo Ascoli, così come abbiamo tentato di delineare la presenza geografica di questo gruppo linguistico che si estende su un territorio assai ampio e articolato. Distribuito su tre stati e caratterizzato dall'esistenza di una varietà paesaggistica piuttosto marcata, il francoprovenzale è contraddistinto da destini e situazioni molto differenti a seconda dei luoghi sui quali esso insiste.
Qual è la situazione del francoprovenzale nelle nostre valli?
Ricordiamo che il territorio piemontese interessato dalla presenza del francoprovenzale annovera il comune di Carema e i 43 comuni delle Valli Orco e Soana, delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone, della Val Cenischia con la media e bassa Valle di Susa e della Val Sangone. Vista l’estensione e la ricchezza di quest’area, non in tutte le valli la situazione è la stessa. Vi sono molteplici fattori sociolinguistici che influiscono sulla vitalità delle singole parlate a seconda della loro posizione e del radicamento che esse hanno nelle rispettive comunità. Se in generale assistiamo a un abbandono del francoprovenzale tra le generazioni più giovani, la sua presenza tra le altre dipende dal luogo che prendiamo in considerazione. Mentre nelle Valli di Lanzo non è raro che vi siano ancora bambini e adolescenti che lo parlano, e questo è vero in parte anche per le Valli Orco e Soana e Frassinetto, non si constata lo stesso nella Valle di Susa. Le ragioni sono plurime. La principale è sicuramente la vicinanza con l’area urbana di Torino la quale, specie a partire dal secondo dopoguerra, ha visto un’influenza culturale sempre più forte. Notiamo pertanto come le varietà francoprovenzali siano state soppiantate dal torinese, comunemente conosciuto come “piemontese”, il quale è diventata lingua materna per molti di coloro che sono nati tra gli anni quaranta e gli anni settanta. Ad esclusione di rare iniziative nate in seno alle singole comunità, non vi sono mai state azioni sistematiche di tutela; solo con l’arrivo della legge 482/99 gli organi istituzionali si sono fatti carico della salvaguardia del francoprovenzale mettendo in campo politiche che in diversa misura ancora vengono attuate sui nostri territori. Da queste derivano proprio gli sportelli linguistici che operano nelle valli e che perseguono la conoscenza e la diffusione della lingua. Non va dimenticata l’assai positiva esperienza dei corsi di lingua che vedono una presa di coscienza da parte degli abitanti delle valli e che consentono loro di riappropriarsi di un sapere altrimenti non più fruibile in famiglia. Inoltre fioriscono gruppi musicali e teatrali che animano le feste e gli eventi principali di ciascuna comunità locale e hanno un sèguito sempre più ampio. Di converso, da alcuni anni a questa parte assistiamo purtroppo a una forte flessione nel numero dei parlanti. Non è raro trovare luoghi nei quali il francoprovenzale è estinto o si sta estinguendo con pochissimi che ancora lo conoscono, penso in particolare ad alcuni comuni della Bassa Valle di Susa.
E in Valle d’Aosta?
Come abbiamo rammentato nello scorso articolo, la regione Valle d’Aosta è interessata per la sua interezza dalla presenza del francoprovenzale ad esclusione dei tre comuni di parlata valser della Valle del Lys. La situazione valdostana è piuttosto diversa da quella delle valli piemontesi in quanto le prime politiche di salvaguardia messe in atto dall’amministrazione regionale datano ormai molti decenni. L’attenzione verso la cultura e verso la lingua hanno rappresentato per la Valle d’Aosta uno dei cardini che le hanno permesso di possedere una posizione privilegiata in Italia. Il suo statuto speciale le ha consentito e ancora le consente di operare ampiamente nelle tutela dei suoi patois locali. La nascita di centri di studio e di ricerca, la promozione di pubblicazioni e di eventi congressuali, la sensibilizzazione all’interno delle scuole di ogni ordine e grado, l’impulso verso le attività teatrali così come, in ambito generale, le azioni rivolte al contrasto dello spopolamento delle zone più isolate, tutto ha contribuito a mantenere il francoprovenzale soprattutto nelle famiglie, le quali rappresentano il vero motore della vitalità di una lingua.
E all’estero?
I contesti francesi e svizzeri non sono stati e non sono favorevoli per il mantenimento del francoprovenzale. La Francia ha sempre combattuto e contrastato l’avanzamento delle lingue locali a vantaggio del francese quale unica lingua ammissibile e riconosciuta a livello nazionale. Se in alcune valli alpine, penso alla Moriana, alla Tarantasia e a pochi comuni dell’Alta Savoia, ancora troviamo qualche parlante nato negli anni cinquanta, molto più frequente è l’assenza di qualunque traccia linguistica, relegata esclusivamente al ricordo di pochi anziani così come all’interesse di appassionati o di associazioni. Non è raro che in Francia e in Svizzera il francoprovenzale sopravviva in alcune espressioni, il francese regionale della Savoia ne è intriso, anche se esse ritornano nelle conversazioni più per prendere in giro che non per sottolinearne il suo vero valore. Questo è sicuramente il frutto di anni di disistima e di disattenzione, in particolare nelle scuole dove le lingue locali sono state avversate e ostacolate. Tuttavia non tutto è perduto. Esistono comunità molto impegnate che hanno costituito gruppi di persone interessate che promuovono la conversazione, l’insegnamento e la compilazione di dizionari e di raccolte topononomastiche.
Din lo premìe articlho d’ein avouità de compreindre ansein heunn qu’i vout dire “francoprovensal” e de l'ein fèt avó heunn qu'ou l'èt deut lo mémo glotologo Ascoli, tal que d'ein sarchò de delinhìe la prezein-he zhograficca de he greup languisticco qu'i s'aheunt desù in teritouéro plutó greunn e defarahiò. An ansisteunn desù trê nashon e caraterizhò d'ina retséhe de paizadzo bieunn marcaia, lo francoprovensal ou l'eut contrasinhò de destin e de situashon difareunn selon li caro.
Quinta qu'ét la situashon do francoprovensal dedin nóhre valaie?
Ansevenein-no que lo teritouéro piemontèi anterishò de la prezein-he do francoprovensal ou vouèit la comeune de Carema e le 43 comeune de le Valaie Orc e Soana, de le Valaie de Lòns, Ceronda e Casternon, de la Val de Heniclha avó la miéna e la basa Val de Suze e de la Val Sangon. Vu l'amplour e la varietà de hita ére, la situashon lh'eut pa la méma din tsaque valada. I èt in gro neumbro de fatour sosiolanguisticco qu'ou anflueiso desù la viò de tsaque patoué selon la pozishon e l'areizhemeunn que hiti ou l'ont din le comenetaie. Si an dzeneral de vaiein l'abandon do francoprovensal dedin le dzenerahion plu dzeveneù, sa prezein-he lhe depeunt do caro que de prenein an considerashon. Stou que din le Valaie de Lòns i nos èt pa defesilho de trovà acourò de moueinà e de grevouèr qu'ou zo parlo, e heunn ét aseù vê parsialameunn pre le Valaie Orc e Soana e Frasinèi, i se constate pa lo mémo din la Val de Suze. Le reizon ou sont ina vriiò. La prensipala lh'eut suremeunn la vezenòn-he avó l'ére urbòn-na de Turin laquinta, pedzò apré la Sconda Guèra, lh'èt avoù in'anfluein-he delon plu forta. D'armarquein pourteunn comme li patoué francoprovensal ou sisso ià ramplahiò do turinèi, plu normalameunn cunusù an teunn que “piemontèi”, loquin ou l'eut venù la leinga maternéla pre bieunn de hi qu'ou sont neisù din lo contòrt de lh'eunn careunta e seteunta. Viò po d'animashon neiseuve din tsaque comenetà, i èt zhamé avoù d'ashon sistematique de tetéla; rinque avó l'avònn de la lèi 482/99 li organismo istitusionalo ou se sont fèt ansardzo de la sovegarda do francoprovensal an beteunn an plahe de politique que, de manêre difareinta, ou vêno acourò realizhìe desù nóhri teritouéro. Fròn de hite ou l'ont derivashon li guetseut languisticco qu'ou l'óvro din le valaie e qu'ou presouivo la cunusòn-he e la difuzhon de la leinga. I no fot pa iblà la plu que favorabla esperiein-he di cours de leinga qu'ou vaio in delon plu lardzo seins d'apartenein-he din li abiteunn de le valaie e qu'ou conseinto a hiti de repreindre in savê trameunn pa mé desponiblo an familhe. An plu, ou floureiso de greup mezecalo e teatralo qu'ou l'animo le féhe e li eveunn prensipalo de tsaque comenetà locala e ou l'ont ina favour delon plu òmpla. D'otro caro, dipé carqui eunn d'asestein belavòn a ina forta fleshon din lo neumbro di parleunn. I ahóne pa de trovà de plahe anté que lo francoprovensal ou l'eut detsanì on qu'ou detsaneit avó bieunn po de preseneù qu'acourò ou zo cunuso, de sondzo primérameunn a carque comeune de la basa Val de Suze.
E din la Val d'Óhe?
Comme d'ein ansevenù din l'articlho pasà, la rezhon Val d'Óhe lh'eut anterishò an plein de la prezein-he do francoprovensal viò le trê comeune de langadzo valser de la Val do Lys. La situashon valdoheintse lh'eut plutó defarahiò de hlò de le valaie piemonteize an teunn que le premiére politique de sovegarda betaie an plahe de l'aministrashon rezhonala ou l'armonto a dipé bieunn de tein. L’atenshon vers la culteura e vers la leinga ou l'ont reprezantà pre la Val d’Óhe un di pilhìe qu'ou lh'ont consantù d'avê in bié previlezhò an Italìe. Son estatut l'èt eidà e toutarò l'èide a travalhìe lardzemeunn din la tetéla de si patoué localo. La neisòn-he de sintro d'estujo e de resèrtse, la promoshon de peblicashon e d'eveunn congresualo, la sensibilizashon din les escóle de tpi li órdre, l'ampulshon vers les animashon teatrale tal que, plu an dzeneral, les ashon pre contrastà lo depoplameunn di coueunn plu solitéro, tòt ou l'èt partesipà a mantenì lo francoprovensal desutòt din le familhe, le quinte ou reprezeinto lo veritablo andzin de la viò de tsaque leinga.
E a l'etrandzìe?
Li contesto fransé e souiho ou sont pa ià e ou son pa favorablo a la manteniòn-he do francoprovensal. La Fròn-he lh'èt delon combatù e ambarià l'avan-hemeunn di patoué localo a l'avantadzo do fransé an teunn que leinga amisibla e arcunusouà a levèl nasionalo. Si din carque valaie alpin-ne, de sondzo a la Moriéne, a la Tarantéze e a po de comeune de la Hota Savoué, de trovein acourò carqui parleunn neisù din li eunn hinqueunta, bieunn plu ordinéra lh'eut l'asein-he de trahe languisticca, relegaia rinque a l'anseveniò-he de po de vieulh tal que a l'intré de pasionà e d'asosiashon. Pa de rar an Fròn-he e an Souihe lo francoprovensal ou survit din carque espreshon, lo fransé rezhonalo de la Savoué ou n'èt ambrevalì, bè qu'ou se trovisso din le conversashon plu pre amocase pre soulinhézenn sa veritabla valour. Heunn ieu ét sur l'efèt d'eunn de meprì e d'inatenshon, pedzò din les escóle anté que li patoué localo ou sont delon ià contrastà e antseinà. Totun pa tòt ét alà a breunn e farnò. I èt de comenetaie bieunn angadzìe qu'ou l'ont formà d'equipe de preseneù anterishìe qu'ou l'ancouradzo la conversashon, l'amprentisadzo e la copmpilashon de disionéro e d'amasadzo de toponimo.