Canto XXVI, versi 136÷148 del Purgatorio, da “La Divina Commedia” di Dante Alighieri
Io sono Arnaldo
Io mi feci al mostrato innanzi un poco,
e dissi ch’al suo nome il mio disire
apparecchiava grazioso loco.
El cominciò liberamente a dire:
“Tanto mi piace la vostra cortese domanda,
che non mi posso né voglio a voi celare.
Io sono Arnaldo, che piango e vo cantando;
afflitto contemplo la mia passata follia,
e vedo, gioioso, innanzi a me il giorno che spero.
Ora vi prego per quel valore
che vi conduce al sommo della scala,
vi sovvenga a tempo del mio dolore!”
Poi s’ascose nel foco che li affina.
Ieu sui Arnaut
Io mi feci al mostrato innanzi un poco,
e dissi ch’al suo nome il mio disire
apparecchiava grazioso loco.
El cominciò liberamente a dire:
“Tan m’abellis vostre cortes deman,
qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo jorn qu’esper, denan.
Ara vos prec, per aquella valor
que vos condus al som de l’escalina,
sovenha vos a temps de ma dolor!”
Poi s’ascose nel foco che li affina.