Glaç (Ostana)

Autore
Giuseppe Freisa

Glaç « ghiaccio » continua il latino classico glacies di identico senso.

Le due pronunce comuni sono [glas] e [guias], si dividono le Valli come di solito secondo il trattamento del gruppo GL : [glas] nelle tre valli del nord fino alla bassa Val Chisone (San Germano [glâs]), e [guias] a partire della Val Pellice. Ostana conserva la pronuncia interdentale della finale : [guiaç] (ma Oncino ha [jaso] sul modello di Paesana)
La forma femminile [jasa] si ritrova in tutte le basse valli, dal Po alla Vermenagna (Robilante), e a Vernante che conserva tuttavia l’occlusiva velare iniziale : [guiasa].

Lo glaç è acqua liquida congelata, solidificata dal freddo.
Un pezzo di ghiaccio è un glaceiron (Bardonescha [glaseiroun], Val Germanasca), un glaçon o jaçon [Robilante], un jaler [jalê] (Vernante), ma anche una chandiera (Rochemolles) « una candela » quando penzola da un tetto o dalla cannella di una fontana che gocciola.
Un blocco di ghiaccio è un glacier (Monterosso [guiasìe]), però un glacier (Salbertrand [glasî]) è anche l’immenso accumulo di ghiaccio che si forma in alta montagna sotto il peso della neve che si compatta.
Una glaciera è « una distesa coperta d’acqua gelata » (Rochemolles [glasiêrë], Val Germanasca), « una riserva o un magazzino di blocchi di ghiaccio », o « un posto ben freddo ».

Jalar è « gelare, trasformare l’acqua in ghiaccio ». Jalotiar (Vernante, Robilante), far jalubre (Robilante) se c’è solo una debole jalada « gelata » (Val Germanasca).
Quando l’acqua di superficie di una pozzanghera o di un recipiente gela, si forma una crosta di ghiaccio, una lama : l’es tot una lama de glaç [lei tout na lamo de guias] « è un’unica lastra di ghiaccio » (Bellino). Se la crosta è appena formata, il gelo non è stato tanto forte : è calharinat (Robilante). Lo jalubre è una crosta di ghiaccio dura ma ancora fine (Robilante, Vernante), e si dice anche in questo caso cremar (Vernante, [cramà] Bellino).

A Bellino una vasta lama gelata ben liscia è una lisera. Una superficie gelata è pericolosa perché ci si può perdere l’equilibrio : è « scivolosa » liseraa (Bellino), olivaa (Vernante), può « provocare scivoloni » far esquielh [escuei] (Bellino).
Perdere l’equilibrio sul ghiaccio è « scivolare » escarrar : [écaŗâ] a Rochemolles, [eicarâ] in Val Germanasca, [scarâ] a Bobbio e Oncino, [carò] nel Quié, escarrar-se a Elva, o esquilhar a Ostana, Bellino, Elva, Prazzo. Per ogni forma esistono anche le varianti locali ottenute col cambiamento da consonante sorda a sonora : esgarrar a Salbertrand [igarâ] (per gli animali), Ostana [sgarà], esguilhar Ostana [sguilhà] e San Michele di Prazzo [sguijar], Robilante e Vernante [ësgui-ar], o derivate per aggiunzione di un suffisso : escarruçar (Salbertrand), escarraçiar (Val Germanasca). Con lo stesso senso escharontar in Val Germanasca, golar (variante di una forma colar) a Ostana.
Bisogna notare che a Rochemolles e Salbertrand r intervocalica di escarrar si pronuncia come quella di terra, e non come quella di tiera « tela » o ora (« ora » e « olla : pentola »).
Uno può divertirsi a « scivolare sul ghiaccio » s’esquiar sal glaç [squìar sei guias] (Bellino), a se colissar (Val Germanasca), a tirar de sòlas (Robilante) come fanno i ragazzi, su una esquilhaoira [squìouiro] (Bellino), una escarruciera [icarusiera] (Salbertrand), [eicarusìëro] (Val Germanasca), una esguieròla (Robilante, dove il giuoco è tirar esguieròlas).
L’azione di sdrucciolare è una escarranha (Rochemolles), una colissada (Val Germanasca), un esguilhon (Robilante).

Quando il vapore d’acqua condensato su i vetri freddi gela formando dei disegni, i vetri sono « ornati di rami » ramatgeats (Bellino).

Per camminare sul ghiaccio, si possono mettere sotto le scarpe dei ramponi a quattro punte : las grapas (Val Germanasca [guërpa], Bellino [grapes]).

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