Valli Orco e Soana
Sono meno note delle tre valli valdostane del parco del Gran Paradiso, più impervie e anguste. La valle del torrente Orco e la val Soana sono tuttavia l’accesso più diretto al parco da Torino, e conservano spazi di insospettabile wilderness. L’abbondanza delle acque dei torrenti - alimentati da numerosi laghi alpini - oltre che causa di ricorrenti alluvioni (l’ultima nel 2000), è stata anche fonte di occupazione e benessere: la valle dell’Orco è tra i principali fornitori di energia elettrica della città di Torino e di tutto il suo distretto industriale. La difficoltà di praticare l’agricoltura in un ambiente così impervio ha spinto la popolazione, nei secoli passati, a inventare mestieri itineranti stagionali: calderai, spazzacamini e arrotini lasciavano i campi e il bestiame alle donne, per scendere verso le città.
Il percorso di visita
Alla confluenza tra Orco e Soana si trova Pont Canavese, che fu precoce centro industriale, con opifici già attivi all’inizio del XIX secolo. Le due torri, Ferranda e Tellaria, furono erette dai marchesi di Ivrea (XI sec.). Nella torre Ferranda ha sede il Museo del territorio, dedicato alla cultura materiale e alla natura della valle. Il piccolo museo etnografico Antichi mestieri è curato dall’associazione «Ij Canteir», e presenta una raccolta di costumi d’epoca e la ricostruzione di ambienti di lavoro delle valli. Il centro storico del paese è raccolto intorno alla medievale via Caviglione, antica via Maestra, con portici del XV secolo. Vi affaccia il palazzo Borgarello, con finestre ad arco acuto e fregi in cotto di Castellamonte. Sul versante orografico sinistro, a picco sul paese, sorge l’antica pieve di S. Maria in Doblazio, di cui si ha testimonianza dall’XI secolo, ma che sorse su un probabile luogo di culto precristiano. L’aspetto attuale della chiesa risale alle varie modifiche apportate nel secoli XVII e XVIII.
La SS 460 risale la valle dell’Orco fino a Sparone, centro sito all’imbocco della valle di Ribordone. Domina il paese la rocca di Arduino, dove un tempo sorgeva un castello altomedievale. Attigua ai ruderi, sorge la restaurata chiesa della S. Croce, antica parrocchiale di Sparone. L’edificio è databile all’XI secolo e conserva, all’interno, un ciclo di affreschi del XIV-XV secolo, con un Cristo Pantocratore, Evangelisti, Apostoli, l’Annunciazione. Il paese presenta le consuete vie porticate e, in piazza della Chiesa, un affresco raffigurante l’Ostensione della Sindone. Risalendo la valle di Ribordone, nella frazione capoluogo scavalca il torrente un ponte romanico a una sola arcata. Dalla frazione Talosio partono itinerari escursionistici verso l’Alpe Arzola e l’invaso d’Eugio. Da Talosio si raggiunge in breve il santuario di Prascondù, grandioso complesso costruito nel XVII secolo, e meta di un pellegrinaggio il 27 di agosto. Il santuario ospita un centro visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso.
Si prosegue la visita lungo il corso del torrente Orco, seguendo la SS 460 fino a Locana. Da questo centro, sorto nel suo tratto più ampio, la valle prende il nome alternativo di valle di Locana. Il paese è anche il più importante della valle, e vanta una tradizione metallurgica dal XVIII secolo: ben nove fucine erano attive nella trasformazione del minerale di rame e di ferro. Nella chiesa sconsacrata di S. Francesco ha sede il Centro visitatori del Parco nazionale del Gran Paradiso, con un’esposizione permanente dedicata agli spazzacamini: Spaciafurnel! Antichi e nuovi mestieri della valle Orco. Proseguendo sulla statale, poco oltre Locana, si diparte sulla sinistra orografica la valle di Piantonetto, dove si trova il bacino artificiale di Telessio. Dalla testata della valle si sale al rifugio Pontese, punto di partenza per escursioni e ascensioni alpinistiche sul massiccio del Gran Paradiso.
Si continua a seguire la statale nella valle che si stringe, fino alla confluenza dei valloni della Noaschetta, del Roc e di Ciamosseretto, dove si trova Noasca. Il paese è porta del Parco del Gran Paradiso, con un centro visitatori presso il municipio. A monte del paese, di grande effetto, la cascata della Noaschetta è alta 32 m, e raggiungibile su sentiero. Un altro percorso segnato è il Sentiero natura del vallone del Roc, che raggiunge alcune delle borgate abbandonate di Noasca, in parte recuperate a cura del parco: di particolare interesse la vecchia scuola di Maison. Un più impegnativo percorso porta al Gran Piano di Noasca (2379 m), dove si trova una delle molte reali case di caccia, oggi riconvertita a struttura di servizio per i guardiaparco.
Oltre Noasca il torrente Orco scorre in una spettacolare forra, non più visibile dalla statale, che prosegue in galleria. Poco oltre la valle si apre nuovamente nell’ampia conca di Ceresole Reale. Il paese fu meta di turismo d’élite, a partire dalla fine del XIX secolo: conta numerose ville e alberghi, tra cui il prestigioso Grand Hotel, oggetto di restauri e oggi trasformato in centro visitatori del Parco, con un’esposizione permanente, “Homo et Hibex”, dedicato alla stambecco.
La strada prosegue alla testata della valle, toccando Chiapili di Sotto e Chiapili di Sopra, quindi gli invasi dell’Agnel e del Serrù, fino ai grandiosi Piani del Nivolet, dove ha termine, presso il rifugio-albergo Savoia, ex casa di caccia. Dai Piani del Nivolet partono innumerevoli itinerari segnati verso il cuore del parco nazionale.
Da Pont Canavese la SP 47 risale la val Soana, alta sul versante orografico destro, toccando Ingria, in posizione dominante su una balza affacciata alla valle, coperta in questo tratto di estesi castagneti. All’altezza della frazione Bosco la valle si biforca. A sinistra una strada porta alla testata del vallone di Forzo, alla frazioni di Tressi e Forzo, punto di partenza per ascensioni alla Torre di Lavina (3307 m) e al Monveso di Forzo (3321 m).
Proseguendo lungo il fondovalle principale, si raggiungono le borgate sparse di Ronco Canavese, paese con vocazione turistica, frequentato soprattutto in estate. Alla frazione Castellaro si visita l’antica fucina, sede dell’Ecomuseo del rame, con una mostra permanente sui «magnin», gli stagnini, e sul processo di lavorazione del rame. Alla frazione capoluogo la parrocchiale di S. Giusto, fondata nel XIII secolo, è stata rimaneggiata in epoche successive. Un centro visitatori del parco è dedicato al camoscio delle Alpi. La provinciale prosegue per Valprato Soana, dove la valle si biforca nuovamente. A sinistra si sale a Campiglia Soana, punto di partenza per l’escursione al santuario di S. Besso (2019 m), luogo di culto meta di un affollato pellegrinaggio, il 10 agosto. Il santuario, sorto sul luogo del martirio del santo, milite della legione Tebea, fu eretto su preesistenze nel XVII secolo.
Da Valprato si diparte la valle di Piamprato, che termina nel vasto pianoro su cui sorge il paese. L’abitato conserva qualche interessante esempio di architettura alpina, del XVIII e XIX secolo. Da Piamprato si parte per escursioni e per ascensioni alpinistiche alla Rosa dei Banchi (3164 m). Il curioso nome di questa montagna è frutto della italianizzazione della parola francoprovenzale «roisa», che significa ghiacciaio.
Il Parco nazionale del Gran Paradiso
Primo in ordine di tempo fra tutti i parchi nazionali, fu istituito il 3 dicembre 1922, con regio decreto. Prima di allora i territori selvaggi intorno al massiccio del Gran Paradiso (4061 m) erano una riserva di caccia dei Savoia, che già dagli anni ’20 del XIX secolo avevano acquisito i diritti di caccia dalle comunità valdostane e canavesane, vietando nel contempo la caccia allo stambecco alpino in tutto il Regno di Sardegna. Lo stambecco era già estinto su gran parte del territorio alpino, salvo i territori più impervi delle Alpi occidentali. L’istituzione del parco nazionale ha contribuito a salvare questo animale e a ripopolare tutto l’arco alpino, nonostante la difficile gestione dell’area protetta durante la II Guerra mondiale, quando la popolazione di stambecchi si ridusse a circa 400 esemplari. Oggi sono circa 4000.
Val Orc é Souana
Ou sount mèno counhusuë eëd lë trai val veuldoustanë doou Parc doou Greun Peuradis, più seulvagë é strètë. La val doou tourènt Orc é la val Souana ou sount lou percoueurs più dirèt aou Parc da Turìn é ou counsèrvount ‘na natura euncountaminaia. L’aboundeunsi dlë z’aivë dli tourènt- aliméntà da numèrouzi lac eulpìn- cou caouzount souveunt d’aluvioun (l’ultima ënt ‘oou 2000) è t’istaia anquë oucazioùn d’ocoupasioùn é ëd bénèserë. La val eud l’Orco è i eust tra li princhipal fornitoù ëd courènt élétrica për la sità ëd Turìn é për tout lou soun distrèt eundustrial. La dificoultà ëd praticà l’agricoultura ënt’un ambiènt sèlvaj ou i eu pourtà la poupoulasioùn, ën’ li sécoul pasà, a eunvéntà meustè itinérant steujounal: manhìn, spachafournèl é moulita ou lasivount li champ é lou bèstiam al fumèle për seundri vèrs la sità.
Lou peurcoueurs ëd vizita
La counfluènsi tra Orc é Souana ès treuvët a Pount Queunavéis, qu’è i eust istà un dli prumi chèntri industrial, a to ëd fileundë geu ativë a l’inisi doou XIX sécoul. Ël douë tour Ferranda è Tellania ou sount istaië coustruië da li meurquéis d’Ivrea (XI sécoul). Ën la tour Ferranda è i eu la séde doou “Mouzéo doou Tèritori”, dédicà a la coultura meutérial é a la natura ëd la val. Lou chit mouzéo étnografico “Euntic Meustè” ou i eust curà da l’asouchasioùn li “Lj canteir” é ou prézèntet ‘na racolta ëd coustùm d’épouca é la ricoustrusioùn d’eumbiènt ëd travai ëd lë val. Lou chèntro storic doou pais ou ‘s treuvët euntoueurn a la vìi médioévala Cavaglione, euntica vìi maéstra, a to ëd porti doou XV sécoul. È s’afachét lou palas “Borgarello2, a to ëd feunèstrë a d’arc acuto, frégi ën moun coit ëd Castélamount. Soou vèrsant orografic meunchin, a pic soou pais, è i eu l’euntica piéve eud Seunta Meuria in Doblazio gë teustimouniaia ënt ‘oou XI sécoul, proubalbilmeunt édificaia su ën sitou précristieun. Euncui l’aspét ëd la gèzia ou mostret ël moudifiquë apourtaië ënt li sécoul XI é XVII. La SS 60 è mountet la val dl’Orc fin a Sparoun, chèntro a l’imbouc ëd la val ëd Ribourdoun. È dominet lou pais la roca d’Arduino, eundoua ën vì è i avèt ën queustèl aouto médiéval. Vizin al ruinë, è i eu la réstaouraia gèzia ëd la Seunta Creus, euntica peurouquial ëd Sparoun. L’édifisi databil a l’XI sécoul ou counsèrvet a l’intèrn ën chiclo d’afreusc doou XIV-XV sécoul a to ën “Cristo Pantocratore, Evangelisti, Apostoli é l’Annuciazione”. Lou pais ou prèzéntet ël solitë vìi pourticaië é ën piasi dla gèzia n’afreusc rafigurant l’Oustènsioun ëd la Sindone. Risaleunt la val eud Ribourdoun, ën la freusioùn Capolouogo è scavalquet lou tourènt ën pount roumanic a ‘na soula arcada. Da la freusioùn Talosio ou peurtèsount itinérari éscursiounistic vèrs l’alp Arzola é la diga d’Eugio. Da Talosio ès peut aruvà ën poc tèn aou seuntouari ëd Prascondù ën gro coumplès coutruì ënt ‘oou XVII sécoul é méta d’ën pérégrinajou li 27 d’Oust. Lou seuntouria ou ospitet ën chèntro vizitatoù doou Peurc Neusiounal doou Greun Peuradis. Ès prouségouet la vizita lounc lou coueurs doou tourènt Orc, su la statal 470 fin a Loucana. Da ‘sto chèntro, coustruì ënt ‘oou trat più larc, la val è piet lou noum altérnatìou ëd val ëd Loucana. Lou pais ou i eust lou più eumpourtant ëd la val é ou i eu ‘na treudisioùn métalourgica daou XVII sécoul: bin neu fouzinë ou i èrount ativë ën la treusfourmasioùn doou minéral ëd ram é ëd fèr. Ënt la gèzia scounsacraia ëd Seun Freunseusc è i eu la séde doou chèntro vizitatoù doou Peurc Neusiounal doou greun Peuradis, a to n’éspouzisioùn stabila dédicaia a li spachafournèl: “Spachafournèl!” ëntic é neu meustè ëd la val Orc. Prouségoueunt zla statale, apèina dopou Loucana, è peurtèit zla meunchina orografica la val doou Pieuntounët, eundoua qu’ès treuvët la diga eurtifichal doou Teleccio. Da la teustà dla val ès mountet aou rifujo Pontese, pount eud peurtènsi peur éscursioùn é ashénsioun eulpinistiquë soou meussis doou Greun Peuradis.
Ès countinouët a sègouì la statal ëd la val qu’è vint seumpër più strèta fin a la counfluènsi ëd li valoùn ëd la Nouasquetta, doou Roc é doou Chamusérot, eundoua qu’ès treuvët Nouasca. Lou pais ou i eust la porta doou Parc doou Greun Peuradis, a to ën chèntro vizitatoù aou Mounichipio. A mount doou pais, ëd grand éfèt, la queuscada ëd la Noueusquetta aouta 32 m. qu’è s’aruvet a to ën seunté. N’aoutrou peurcoueurs seunhìa è i eust lou seunté natura doou valoun doou Roc, quë ou touchet queurcunë ëd lë bourgà eubeundounaië eud Nouasca, vn part récupéraië a cura doou parc: ëd peurticular euntérès la vieui scola eud Maizon. Eun più eumpénhatiou peurcoueurs ou portet aou Greun Pieun eud Nouasca (2379 m.) eundoua ès treuvët una ëd lë tèntë rèal queu ëd casa, ricounvértia a strutura ëd seurvisi për li gouardiaparc.
Oltre Nouasca lou tourènt Orc ou scoueurt ënt una gorgi spètacular, pi nhint vizibil da la statal, qu’è paset ën gueurrì. Apèina dopo la val ès duèrtet toueurna ënt una counca ëd Chérèzole Rèal. Lou pais ou t’istà méta d’ën tourizmo d’élitë a peurtì da la fin doou XIX sécoul: ou i eu noumérouzë vilë é oubèrgi, coume lou Grand’ Hotel, réstaourà é treusfourmà ën chètro vizitatoù doou Parc a to n’éspozisioùn stabila “Homo et Hibex” dédicaia a l’eustambèc.
La vìi è prouségouët vèrs la teustà ëd la val toucheunt “Tchapili eud Sout” é “Chapili d’ëd Dzeuri”, couindi al diguë ëd l’Anhèl é ëd li Seurù fin aou Greun Pieun doou Nivoulé eundoua è finèit da vizin aou rifujo-oubèrgi Savoia, ex queu eud casa. Da li pieun doou Nivoulé ou peurtèsount divèrsi itinèrari seunhìa vèrs lou queur doou Peurc Neusiounal. Da Pount Queunavéis la SP 47 è mountet vèrs la val Souana, aouta soou veursant orografic drèt, toucheunt Ingria, ënt una pouzisioùn douminanta la val, cueurta ënt ‘eusto trat da queustanhìi. A l’euteussi ëd la freusioùn Bosc la val ès bifoueurquët. A meunchina ‘na vìi è portet a la teustà doou veuloun ëd Fortso, al freusioùn Tréssi é Fortso, pount ëd peurténsi për ashénsioùn a la tour ëd Lavina (3307 m.) é aou Monveso ëd Fortso (3321 m.).
Prouségoueunt lounc la val princhipal è s’aruvet al bourgà speutaraië ëd Rounc Queunavéis, pais a voucasioùn touristica frécouéntà più ëd tout d’istà. A la freusioùn Queustlar ès vizitet ‘na vieui fuzina, séde ëd l’écomouzéo doou ram, a to ‘na mostra stabila su li manhìn é soou prouchès ëd lavourasioùn eud dl’aram. Ën la freusioùn Capolougo la peurouquial ëd Seun Just foundaia ënt ‘oou XIII sécoul è i eust istaia rimanégìia ën épouquë souchésivë. Ën chéntro vizitatoù doou Peurc ou i eust dédicà a li chamous dlë z’Alp. La prouvinchal è prouségouët për Valprà Souana, eundoua la val ès bifoueurquët toueurna. A meunchina ès mountet a Queumpilha Souana, pount ëd peurteunsi për l’éscursioùn aou Seuntouari ëd Seun Bès (2019 m.) méta d’ën gro pérégrinajou a li 10 d’oust. Lou Seuntouari nà soou post doou meurtiri doou seunt, souldà ëd la léjoun tebea ou t’istà coustruì su préezistènsë doou XVII sécoul.
Da Valprà è peurtèit la val eud Pieunprà qu’è finèit ënt ‘oou pieun eundoua è i eu lou pais. Ou counsérvet queurqui ézèmpi euntérésant d’eurquitétura eulpina doou XVIII é XIX sécoul. Da Pieunprà ès peurtèit për d’éscursioùn é d’asénsioùn eulpinistiquë a la Reuza dli Beunc (3164 m.). Lou noum n po crièous dë stë mountanhi è i eust l’italianizasioùn ëd la parola francoprouveusal “roiza” qu’è sinhifiquët “guiasì”.
Lou Parc Neusiounal doou Greun Peuradis
Prum ën ourdìn ëd tèn fra tuiti li parc neusiounal, ou i eust istà istituì a li 3 ëd geuzèmbër doou 1922 a to ën réjo décrèt. Pruma d’aleura li tèritori sélvajou euntoueurn aou massis doou Greun Peuradis (4061 m.), ou i èrount ‘na rizérva ëd casa eud li Savoia, quë gë da lh’an vint doou XIX sécoul ou i avont cheutà li dirit ëd casa dal coumunità veuldoustanë é cananvézanë, vièteunt a li stès tèn la casa a l’eustambèc eulpìn ën tout lou Rènho ëd Seurdénha. L’eustambèc ou s’èret gë peurdù su greun part doou tèritori eulpìn, a méno quë ën’ li tèritori più seulvajou ëd lë z’alp ouchindéntal. L’istitousioùn doou Parc Neusiounal è i eu countribuì a seulvà ‘sta rasa é a ripoupoulà tout l’arc eulpìn, anquë së la difichila gèstioùn ëd l’aréa proutéta dureunt la scounda gouèra moundial, can quë la poupoulasioùn ëd li eustambèc è s’eu basìa a chirca 400 ézémplar. Euncui ou sount chirca 4000.