Tra alpeggi, formaggi e fuochi

Autore
Adolfo Charbonnier, Maria e Paolo Geymonat

Valle Pellice

Priva di valichi facilmente accessibili, impervia e ancora oggi ricca di vaste estensioni di montagna selvaggia: la valle Pellice non poteva che essere l’ultimo rifugio dell’ultima eresia medievale. La chiesa valdese ha percorso un lungo cammino spirituale e sopportato indicibili persecuzioni, dalla predicazione di Valdo nel XII secolo, fino ad approdare alla Riforma protestante nel XVI secolo. In tempi più recenti ha dato un contributo ideale e attivo, durante il Risorgimento, all’unità d’Italia. Un’identità forte caratterizza ancora oggi le valli valdesi: tramontate le prospettive industriali dei centri più importanti, la valle Pellice conta su turismo, agricoltura e zootecnia per continuare a essere fedele a quella montagna che, tre secoli fa, fu l’ultimo, disperato, rifugio.

Il percorso di visita
Lasciata la pianura, coltivata prevalentemente a frutteto, Luserna S. Giovanni si trova all’imbocco della valle. Il comune unisce frazioni sparse sui due versanti: il capoluogo è Airale, con S. Giovanni a prevalente presenza valdese, sul versante orografico sinistro. Sul versante opposto si trova Luserna Vecchia, a maggioranza cattolica. I due comuni, separati nel 1657, si riunirono solo nel 1871. In epoca medievale Luserna fu il più importante mercato della valle. Dal XIX secolo divenne un attivo centro industriale tessile, ed è tutt’ora una voce importante della sua economia la lavorazione della pietra di Luserna. Dal capoluogo di Airali si sale al più antico nucleo di S. Giovanni, dove si fronteggiano la settecentesca chiesa cattolica di S. Giovanni Battista e il tempio valdese, a pianta ellittica, costruito nel 1806, primo edificio sacro valdese a essere edificato fuori dai confini in cui la religione valdese era tollerata. La visita prosegue a Luserna Vecchia - posta su un rilievo alla confluenza del Luserna con il Pellice - che conserva l’abitato medievale e ruderi del castello che fu dei conti di Luserna. La parrocchiale di S. Giacomo, rifatta nel XVIII secolo, conserva dell’edificio romanico il campanile (XI sec.). Alle spalle della chiesa si trova la medievale Loggia dei Mercanti (XVI sec.), sede del mercato del venerdì, attestato dall’XI secolo. Accanto alla chiesa, la casa parrocchiale, con portici romanici, fu dimora dei Rorenghi (XIII sec.).
Una deviazione porta a Lusernetta, su un poggio oltre il torrente Luserna, dove si visita la cappella cimiteriale di S. Bernardino, che conserva un ciclo di affreschi del XV secolo, del Maestro di Lusernetta, con un Cristo Pantocratore, apostoli, la Madonna con Bambino tra santi e la Predica di S. Bernardino.
Un breve tratto di provinciale porta a Torre Pellice, alla confluenza tra Pellice e Angrogna, in bel contesto di prati e residenze con ampi giardini, risalenti in buona parte al XIX secolo e all’inizio del XX. Il paese deve il nome a una fortificazione altomedievale, e alle successive fortezze dei Savoia, di cui rimangono poche tracce. Nella parte bassa dell’abitato si trova la neoclassica parrocchiale di S. Martino; proseguendo su via Arnaud e via Beckwith, ai margini occidentali del centro storico, si trova il quartiere valdese. L’espansione ottocentesca di Torre - e che valse al paese la definizione di «Ginevra italiana» - risente degli interventi urbanistici della prima metà del XIX secolo, che gli hanno conferito un aspetto tipicamente inglese. Grazie all’iniziativa del reverendo William Stephen Gilly e al sostegno economico del generale John Charles Beckwith, fu costruito un vasto complesso, dove hanno sede il Collegio della Trinità (1837), il Tempio valdese (1852), la Casa Valdese (1889), sede del Sinodo. Vari edifici, circondati da giardini, ospitano le case dei professori e il convitto, dove hanno sede il Museo storico-etnografico e la Società di studi valdesi. All’angolo tra via Beckwith e via Roberto D’Azeglio si trova il monumento a Henry Arnaud, guida spirituale e militare del «Glorioso Rimpatrio».
Da Torre Pellice la SP163 risale a mezzacosta la valle Angrogna, luogo di maggiore resistenza e rifugio della chiesa valdese: una deviazione porta alla frazione Ciabàs, dove si trova il tempio edificato nel 1555, più volte distrutto e ricostruito. Vi sono sepolti ufficiali e notabili valdesi. Alla frazione capoluogo di Angrogna si trova la settecentesca chiesa cattolica di S. Lorenzo e il tempio, anche questo più volte distrutto e ricostruito; un breve percorso a piedi porta alla Gleisa d’la Tana, una grotta naturale che fu il luogo di culto clandestino durante le persecuzioni. Alla frazione Odin-Bertot si visita la scuola museo Beckwith, quindi alla frazione Serre il tempio, del XIX secolo, anche questo più volte rifatto; nella scuoletta Beckwith ha sede il Museo delle donne valdesi. Da questa frazione un sentiero porta al pascolo di Chanforan, dove nel 1532 il Sinodo della chiesa valdese aderì alla riforma protestante. La strada risale la valle fino a Pradeltorno, dove si trova la Scuola dei barba, dove venivano formati i predicatori itineranti, e il tempio ottocentesco.
La SP161 prosegue sul fondovalle fino a Villar Pellice, dove si trova il settecentesco tempio valdese e l’Ecomuseo di archeologia industriale Crumière, che ha sede nell’ex feltrificio Crumières. Nell’abitato vi sono interessanti meridiane antiche e di nuova realizzazione.
Si risale ancora la valle fino a Bobbio Pellice, ultimo comune della valle, punto di partenza per escursioni: si raggiunge con una breve passeggiata da via Sibaud, toccando la borgata Costa, il pascolo di Sibaud, dove un monumento eretto nel XIX secolo ricorda il giuramento con cui si concluse il Glorioso Rimpatrio. Da Bobbio si risale la valle dei Carbonieri, sul versante orografico destro, fino alle Grange del Pis, dove si trova il rifugio Barbara Lowrie, punto di partenza per escursioni verso il massiccio del Monviso. Proseguendo sulla provinciale fino a Villanova, poi per mulattiera o pista sterrata, si raggiunge la conca del Pra, notevole alpeggio dove si trova il rifugio Willy Jervis. Proseguendo oltre il rifugio fino alla testata della valle Pellice, si trova il rifugio Monte Granero, in ambiente d’alta quota, altro punto di accesso al massiccio del Monviso.

Il Glorioso Rimpatrio dei valdesi
Fu un lungo cammino, da Ginevra alle valli dove erano nati, e da cui erano stati deportati in massa tre anni prima, nel 1686, quando con un editto, Vittorio Amedeo II vietò il culto valdese su tutto il territorio del ducato di Savoia, come aveva fatto l’anno prima Luigi XIV nel regno di Francia con la revoca dell’editto di Nantes. La persecuzione contro gli eretici valdesi doveva avere la sua soluzione finale con la conversione forzata o l’espulsione dai territori del ducato verso i cantoni calvinisti della confederazione elvetica, che si impegnavano ad accogliere i correligionari. Ma il richiamo di quelle aspre montagne, delle loro case confiscate, dei pascoli e delle vigne, spinge i valdesi a un tentativo di ritorno in patria. Il 17 agosto 1689 un gruppo di meno di mille uomini, ma ben armati e finanziati da Guglielmo d’Orange, re d’Inghilterra e calvinista, si mise in cammino da Ginevra. La traversata delle Alpi durò meno di due settimane, fu ostacolata da un autunno precoce e dalle truppe francesi e sabaude sulle tracce dei ribelli. Vi fu battaglia campale a Salbertrand, dove i valdesi ebbero la meglio. Il ritorno nelle valli non segnò la fine delle persecuzioni: il gruppo armato ingaggiò una guerriglia che durò fino all’estate successiva e che assottigliò le fila dei combattenti valdesi a soli trecento uomini, ridotti allo stremo delle forze. Solo il cambio di alleanza di Vittorio Amedeo II, che passò dal fronte francese a quello inglese e olandese della Lega di Augusta, segnò la momentanea sospensione delle persecuzioni nei confronti dei valdesi, che poterono lentamente tornare alle loro case e alle loro valli.

Traduzione

Val Pelis

Priva de còls de bèl sobrar, impèrvia e encara encuei richa de vastas extension de montanha salvatja: la Val Pelis polia ren qu'èsser lo darrier refugi de la darriera eresia medievala. La gleisa valdesa a fach un lòng chamin espiritual e a suportat de persecucions feròças, da la predicacion de Vald ental sècle XII, fins a arribar a la reforma protestanta dal sècle XVI. En temps pus recents a donat un contribut ideal e actiu, durant lo Resorgiment, a l'unitat d'Itàlia. Un'identitat fòrta caracteriza encara encuei las valadas valdesas. Tramontaas las prospectivas industrialas di centre mai important, la valada còmpta sus lo torisme, l'agricultura e l'enlevatge per continuar a èsser fidèla an aquela montanha que, fai tres sècles, es estaa son darrier, desperat refugi.

Lo percors de Vísita

Laissaa la plana, cultivaa per la major part a fruchier, Lusèrna Sant Jan se tròba a l'intrada de la valada. La comuna unís de ruaas espanteaas sus lhi dui versants: lo cap-luec es Airal, embe Sant Jan a prevalenta presença valdesa, a l’adrech de la valada. Sus lo versant opausat se tròba Lusèrna Vielha, a majorança catòlica. Las doas comunas, separaas ental 1657, se son reünias masque ental 1871. En època medievala Lusèrna era lo marchat mai important de la valada. Dal sècle XIX es vengut un actiu centre industrial téxil e encara encuei lo trabalh de la peira de Lusèrna es una vòutz importanta de son economia. Dal cap-luec d'Airal se monta al pus vielh borg de Sant Jan, ente se frontejon la gleisa dal '700 de Sant Joan Batista e lo temple valdés, a planta ellíptica, bastit ental 1806, premier edifici sacre valdés a èsser edificat fòra di confins ente la religion valdesa era toleraa. La vísita contínua a Lusèrna Vielha, butaa sus un'autor a la confluença dal Lusèrna embe lo Pelis, que garda lo vilatge medieval e las roïnas dal chastèl que foguet di conts de Lusèrna. La parroquiala de Sant Jaco, refacha ental sècle XVIII, garda de l'edifici romànic lo cloquier (sècle XI). Darreire la gleisa se tròba la medievala Lòtja di Marchants (sècle XVI), lueia dal marchat dal venres, atestat despuei lo sècle XI. Da cant a la gleisa, la maison parroquiala, embe de pòrtics romànics, foguet demora di Rorenghi (sècle XIII).
Una deviacion mena a Luserneta, butaa sus un puei delai dal torrent Lusèrna, ente se vísita la chapèla de Sant Bernardin del cementieri, que garda un cicle d'afrescs dal sècle XV dal Mèstre de Luserneta, embe un Crist Pantocrator, d'apòstols, la Madòna embe l'enfant al metz di sants e la Prèdica de Sant Bernardin.
Un brèu tròç de provinciala mena a La Tore, a la confluença entre Pelis e Angruenha, dins un bèl ambient de prats e residenças embe d'amples jardins, remontants en bòna part al sècle XIX e al començament dal XX. Lo país deu son nom a una fortificacion tard medievala e a las successivas fortessas di Savòia, dont reston pauc de traças. Dins la part bassa dal país se tròba la neoclàssica parroquiala de Sant Martin; en continuant sus via Arnaud e via Beckwith, dins la part occidentala dal centre istòric, se tròba lo quartier valdés. L'expansion dal país ental '800 - que lhi a valgut lo nom de “Genèva italiana” - ressent de lhi intervents urbanístics de la premiera meitat dal '800, que lhi an donat un aspèct tipicament anglés. Gràcias a l'iniciativa dal reverend William Stephen Gilly e al sosten econòmic dal general Charles Beckwith, foguet bastit un vast complèx ente se tròbon lo Collègi de la Trinitat (1837), lo Temple valdés (1852), la Casa Valdesa (1889), seti dal Sinòd. Divèrs edificis, entornats de jardins, òspiton las maisons di professors e l'internat, ente se tròbon lo musèu istòric-etnogràfic e la Societat d'Estudis Valdés. Al caire entre viaBeckwith e via Roberto d'Azeglio se tròba lo monument a Henry Arnaud, guida espirituala e militara de la “Groriosa Rentrada”.
Da La Tore la SP163 remonta a mesa còsta la Val d’Angruenha, luec de major resistença e refugi de la gleisa valdesa; una deviacion pòrta a la ruaa de Chabàs, ente se tròba lo temple edificat ental 1555, mai d'un bòt destruch e rebastit, ente son sebelits d'oficials e de notables valdés. Dins la ruaa principala d'Angruenha se tròba la gleisa catòlica de Sant Laurenç dal '700 e lo temple, decò el destruch e rebastit mai d'un bòt; un brèu percors a pè mena a la Gueiza d'la Truna, una gròta naturala que foguet luec de culte clandestin durant las persecucions. A la ruaa d'Odin-Bertot se vísita l'escòla musèu Beckwith ente se tròba lo musèu de las fremas valdesas, puei a la ruaa dal Sèrre lo temple, dal sècle XIX, refach decò el mai d'un bòt. Dal Sèrre un viòl mena al pasquier de Chanforan, ente ental 1532 lo Sinòd de la gleisa valdesa aderiet a la reforma protestanta. La via remonta la valada fins a Prat dal Torn, ente se tròba l'escòla di Barbas, ente venion formats lhi prechaires itinerants, e lo temple dal '800.
La SP161 contínua sal fons de la valada e arriba al Vilar, ente se tròba lo temple valdés dal '700 e l'ecomusèu d'arqueologia industriala Crumière, que a demora dins l'ex draperia Crumière. Dins lo vilatge lhi a d'interressantas solàrias vielhas e de nòva realizacion.
Se remonta encara la valada fins a Buebi, darriera comuna de la valada, ponch de partença per d'excursions: da via Sibaud, embe un toquet de chamin, en truchant la ruaa Còsta s'arriba al pasquier de Sibaud, ente un monument dreiçat ental sècle XIX soven lo jurament final de la Gloriosa Rentrada. Da Buebi se remonta dins lo valon di Charboniers, a l'ubac, fins a las Granjas dal Pis, entre se tròba lo refugi Barbara Lowrie, ponch de partença per d'excursions sus lo massís dal Vísol. En continuant sus la provinciala fins a Vilanòva, puei sus mulatiera o chamin esterrat, se rejónh la conca dal prat, jòli alp ente se tròba lo refugi Monte Granero, dins un ambient d'auta montanha, autre ponch d'accès al massís dal Vísol.

La Gloriosa Rentrada di valdés

Foguet un lòng chamin, da Genèva a las valadas ente eron naissut e d'ente eron estats deportats en massa tres ans derant, ental 1686, quora embe un edit Victòri Amedèu bandiet lo culte valdés sus tot lo territòri dal ducat de Savòia, coma avia fach l'an de derant Loís XIV dins lo rènh de França embe la rèvoca de l'edit de Nantes. La persecucion còntra lhi erétics valdés devia aver sa solucion finala embe la conversion forçaa o l'expulsion dai territòris dal ducat vèrs lhi cantons calvinistas de la confederacion elvética, que s'empenhavon a aculhir lhi correligionaris. Mas lo recham d'aquelas montanhas aspras, de lors maisons confiscaas, di pasturatges e de las vinhas, possa lhi valdés a un temptatiu de retorn en pàtria. Lo 17 d'avost 1689 un grop de menc de mila òmes, mas ben armats e financiats da Guilhèlm d'Aurenja, rei d'Anglatèrra e calvinista, se butet en chamin da Genèva. La traversada de las Alps duret menc de doas setmanas, foguet empachaa da un auton anticipat e da las tropas francesas e sabaudas sus las traças di rebèls. Lhi auguet una batalha campala a Salbeltrand, ente ganheron lhi valdés. Lo retorn dins las valadas marquet pas la fin de las persecucions: lo grop armat engatget una guerrilha que duret fins a l'istat d'après e que reduset las filas di combatents valdés a ren que tres cents òmès, reduchs a l'extrèm de las fòrças. Masque lo chambi d'aliança de Victòri Amedèu II, que passet dal frònt francés an aquel anglés e olandés de la Lega d'Augusta, marquet la momentànea suspension de las persecucions devèrs lhi valdés, que lentament pogueron tornar a lors maisons e a lors valadas.

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